Quando il pellegrino Guglielmo, diretto a San Giacomo di Compostela, arrivò a Filattiera dall'Appennino, nei primi anni del Quattrocento, passata la pieve, fra i due ponti; prese la salita sotto il Castello di San Giorgio, come gli indicò un contadino che sarchiava l'orto. Giunto nel vallo che separava la collina dal castello, trovò quest'ultimo chiuso da un cancello: vide spuntare la torre e la chiesa restaurata di recente, il lungo spiazzo era stato trasformato in un giardino con una sola casa di pietra. Guardò dall'altra parte del fossato, e vide un nuovo borgo murato sulla collina retrostante. Entrato nel borgo per la porta, si accorse che quelle che di fuori erano mura, all'interno erano costituite da schiere di case, alte due piani sopra a quello terreno, dove le porte erano tutte di pietra ben lavorata. Vi erano porte piccole per accedere ai piani di abitazione, e porte grandi per le botteghe di artigiani e commercianti, o per magazzini e stalle. Si vedeva che il borgo non era cresciuto a caso, ma era stato progettato: tre strade parallele si dipartivano dalla via di Cò (ovvero: capo=testa), dove c'era la porta inferiore, e sfociavano in alto nella piazza del mercato dove c'era la porta superiore, e dove si ergeva il mastio con il fossato del castello nuovo. Questo era assai più spazioso ed accogliente del vecchio castello di San Giorgio. Il pellegrino Guglielmo trovò infine l'ospedale di San Giacomo, dove avrebbe passato la notte. Era una casa della schiera più lontana dal castello, con una spaziosa cucina al piano terreno, ed un dormitorio al piano superiore, Durante la veglia, il religioso che gestiva il ricovero gli spiegò come prendere la strada per Mulazzo, verso Genova e la Spagna, e gli raccontò come i tempi fossero cambiati: i marchesi Malaspina si erano da tempo divisi in due rami, quello "secco" e quello "fiorito"; perciò gli abitanti delle due rive del Magra erano sempre in guerra tra loro, senza contare che per le grandi vie di comunicazione non passavano soltanto le ricche merci ed i pellegrini, ma anche i briganti e gli eserciti, che lasciavano la carestia, non meno delle cattive annate. Come dire: alla storia degli uomini che costruiscono, e cercano di migliorare la qualità della vita, è sempre mescolata quella degli uomini che distruggono per interessi particolari.