Una delle più antiche vie di comunicazione del territorio appenninico è la Via Regia,un tempo tratturo a servizio della transumanza interregionale delle greggi e per il trasporto delle spezie. Proveniente dal nord padano, nello Zerasco partiva dalla "Foce dei tre confini" ai fianchi del Gottero e poi proseguiva, a mille metri di quota, lungo lo spartiacque tra la Val di Magra e la Val di Vara, raggiungeva il Monte Cornoviglio e scendeva verso Ceparana. Aveva la larghezza di quattro braccia fiorentine e limitata da muri a secco. Questa via che secondo lo storico Manfredo Giuliani " può scoprire importanti aspetti della demografia della Liguria antica", nell'età moderna fu sostanzialmente la "strada del sale" su cui insistevano intrecci di vasti interessi economici e strategici. La Via Regia infatti, per la sua facilità di percorrenza rispetto ad altri itinerari più impervi, fu la più contesa. Questo nome, tramandato nella toponomastica, ai commissari genovesi inviati per dirimere i contenziosi di confine con il Granducato di Toscana (1780) apparve esagerato, ma per gli studiosi ricorda forse l'età longobarda. Le fonti liguri preferiscono menzionare questa strada come "genovese", ma nei documenti più antichi è denominata "via pubblica" e nel Seicento anche "via maestra". Gli studi del Giuliani affermano che la Via Regia fu di origine preromana e successivamente un tronco della Luni-Piacenza su si innestavano le più diverse dimarazioni. Nel Settecento Matteo Vinzoni confermò il valore naturale assoluto di questa trasversale appeninica in occasione di un parere sulla via più agevole per trasferirei sali toscani in Lombardia. Il grande geografo tracciò sulla carta una serie di itinerari partendo proprio dal Gottero sito nodale della Via Regia. L'uso di questa strada perse importanza alla fine del Settecento quando lo spostamento delle vie di commercio verso il fondo valle iniziò a trasformare sia l'economia che l'assetto demografico dei territori montani.