La Formentara è un antico villaggio d'alpeggio formato da 16 cascine situate a quota 1120 metri sul livello del mare nella zona del Lago Peloso. Abbandonato dagli anni Cinquanta questo insediamento sembra oggi avviato ad un progressivo degrado che potrebbe cancellarlo dal paesaggio entro breve tempo se non verranno intraprese iniziative di recupero. Il toponimo Formentara compare scritto nel registro degli estimi del 1508 che sono i più antichi documenti pervenuti dopo l'incendio che bruciò nel 1494 la città di Pontremoli a cui il territorio zerasco era legato. Il nome deriva probabilmente dalla destinazione del luogo alla semina dei cereali come frumento e segale che anticamente spettavano di diritto al titolare del feudo. L'insediamento rurale alla Formentara e in altri luoghi vicini come Gorfuglietta, Porcilecchio, Piagnara, Groppo inizia a svilupparsi dal XVI secolo. L'aumento della popolazione rispetto al periodo precedente caratterizzato da epidemie, fa nascere la necessità di sfruttare nuove terre da colonizzare collocate a quote più alte. L'estimo del 1612 registra 15 cascine nella zona tutte appartenenti a proprietari di Noce. Nel 1683 le case di pietra della Formentara sono 6. Con il XVIII secolo si completa l'insediamento. Nel 1776 viene costruito un oratorio dedicato a San Bartolomeo, l'unico edificio del villaggio con un soffitto a volta, su uno dei lati della strada interna. Da un punto di vista costruttivo le case sono simili, fatte con spessi muri di pietra a secco e con i tetti coperti a piagne provenienti da una vicina cava. L'incastro e la sovrapposizione delle pietre anche senza malta legante riuscivano a formare muri solidi in cui venivano inseriti stipiti grossolani che producono ancor oggi grande effetto e suggestione. Nella costruzione della cascina veniva sfruttata la pendenza del terreno: si accedeva al primo piano, dove abitava l'uomo, da monte mentre gli animali entravano al piano terreno dalla strada. Sull'esterno una tettoia di legno serviva a proteggere il deposito dei foraggi. La Formentara era raggiungibile attraverso mulattiere in particolare da Noce da cui dista circa 5 chilometri, un percorso con carichi pesanti che richiedeva grandi fatiche per uomini e animali. Il fenomeno della transumanza che durava dalla primavera inoltrata all'autunno in quest'area dell'appennino sembra sia stato rilevato solo a Zeri e originale appare un insediamento di alpeggio che assume l'aspetto di un paese. E quelle cascine che sono diventate poco a poco un picolo villaggio dimostrano anche che in condizioni di vita difficili i contadini zeraschi si affidavano alla solidarietà di gruppo sia per lo svolgimento del lavoro quotidiano di cura degli animali sia per l'esecuzione di lavori più impegnativi come la costruzione degli edifici. Uno scambio di prestazioni che testimonia i legami e i costumi di una comunità. Oggi la Formentara costituisce una sfida impossibile al tempo e inevitabilmente pare destinato a trasformarsi in un cumulo di macerie. "Alla Formentara si portavano le mucche e le pecore con la bella stagione. Si andava su e si cominciava a vangare per piantare le patate, pulire i prati e tagliare il fieno. Fino alla fine di novembre non si poteva tornare giù in paese. Si dormiva anche in tre o in quattro in un solo letto. Quando il fieno era secco, chi aveva mucche e cavalli li riportava a Noce. Alla Formentara si viveva come in un piccolo paese. Le case sono tutte di sassi a secco e sono di otto o nove famiglie. Poi c'erano anche altre cascine sparse: Bolcevecchia, Gorfuglietta, Pra' del Bò, Valunga, Betinia, Palio. Monterosso, Vulacra erano tutte altre cascine dove stavano persone che alla sera si riunivano in veglia.Alla Formentara c'è una chiesetta dedicata a San bartolomeo che Ë stata costruita nel 1700, qui il 24 agosto si celebra la messa per la tradizionale festa. Il prete partiva e andava alla Formentara a dire messa con l'intenzione di far piovere. Per San Bartolomeo noi ragazzi eravamo contenti, mio papà portava un fiasco di vino e si ammazzava il coniglio poi nel pomeriggio si andava a sentire il vespro nella chiesa. E alla sera si ballava, si aprivano le osterie con il vino, le caramelle, le cassette di fichi o di mele. Anche se avevamo pochi soldi con quei centesimi si comprava un chilo di pere o di mele. Poi al mattino dopo si riprendeva la solita vita con le mucche e le pecore".